
<<MARIO BARBIERI>>
SEDE NAZIONALE
ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ESPOSTI AMIANTO ONLUS
Via Cisa Sud, n. 196 – 19037 Santo Stefano di Magra (La Spezia)
Tel.- Fax
0187/630251 – Cell. 3393179691
Sito WEB. http://afeaonlus.blogspot.it/
RACCOMANDATA VIA PEC
Santo Stefano di
Magra, lì 13 Novembre 2015
Prot.n. 0072/PR
Al
Onorevole Luigi DI
MAIO
Camera dei Deputati
Onorevole Tatiana
BASILIO
IV Commissione Difesa
e, p.c. CAMERA DEI DEPUTATI
-
Segreteria Generale
-
Ufficio Banche Dati Parlamentari
Oggetto: Risposta scritta n.4-08875 del Ministro della Difesa Onorevole Roberta
PINOTTI all’interrogazione dell’Onorevole Luigi di MAIO._
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Preg.mo Onorevole
Luigi DI MAIO,
sono il presidente
dell’Associazione Famiglie Esposti Amianto Onlus (A.F.E.A. Onlus) inscritta al
Registro del Volontariato della Regione Liguria con decreto n.1930 in data
13-07-2011 e fondata da un folto gruppo di Ufficiali, Sottufficiali e Tecnici
Civili del Comparto Difesa della Marina Militare, tutti purtroppo esposti
all’amianto e, in maggioranza dei casi, portatori di patologie ad esso correlate.
Oggi, diversamente
da quanto sarebbe logico che accadesse, ci troviamo a dover combattere contro
una cieca “burocrazia” gestita da
funzionari che nulla sanno della vita che noi abbiamo condotto in mare,
imbarcati sulle navi della Marina Militare, con riferimento specifico dai primi
anni 50’ all’inizio degli anni 2000. L’Amministrazione Militare non si è mai
presa la responsabilità di AVVISARE il personale imbarcato del rischio che
correva, adottando misure idonee atte a salvaguardarne l’integrità
psico-fisica. Non ha mai dotato il personale (a qualsiasi livello) di mezzi di
protezione individuale o collettiva idonei alla difesa delle prime vie respiratorie.
Si è ben guardata dal sottoporre il Personale in quiescenza a visita medica
preventiva, pur essendo a conoscenza di quali e quante patologie si sarebbero
sviluppate negli anni a venire e quanti ex Militari sarebbero deceduti,
totalmente abbandonati a se stessi. Proprio in virtù di questo “difetto”
dell’Amministrazione Militare, pensammo di fondare la nostra Associazione
all’inizio dell’anno 2010. Oggi siamo una realtà consolidata alla quale si
rivolgono molti Militari in congedo e molti Civili della cantieristica navale,
purtroppo in maggioranza ammalati.
Sappiamo bene cosa accade al “datore di lavoro” che non provvede ad assicurare
i propri dipendenti contro i rischi derivanti dalla loro attività, quando
incappano in qualche incidente. Il “datore di lavoro” viene perseguito
penalmente e, laddove se ne accertino le responsabilità, viene condannato al
risarcimento e, talvolta, a sanzioni penali coercitive. Nel caso
dell’Amministrazione Militare tutto ciò non avviene.
Fatta questa
doverosa premessa vengo al motivo della presente. Abbiamo letto con interesse
ma, ancor più con stupore, la risposta del Ministro della Difesa, Onorevole
Roberta Pinotti, alla Sua interrogazione parlamentare sulla tematica
Militari/amianto. Evidentemente il Ministro vive in un altro mondo o,
quantomeno, è male informata sulla reale portata del disastro che, noi Militari
della Marina (in congedo) stiamo vivendo. Il Ministro parla di “77 decessi
nella Marina Militare”. Forse dovrebbe moltiplicarlo per cinque tale numero.
Sarebbe bastato interpellare l’Ispettore di P.G. Omero NEGRISOLO della Procura
presso il Tribunale di Padova per avere un quadro quasi completo della reale
situazione. Solo la nostra Associazione conta 14 decessi e 5 nuovi casi di
“mesotelioma pleurico sarcomatoide” negli ultimi tre mesi. I casi più lievi di
patologie asbesto correlate citate dal Ministro relative alla Marina Militare,
vale a dire 102 casi dal 1996 a 1° quadrimestre del 2015, è un dato di pura
fantasia.
Solo la nostra
Associazione ne conta più di cento. Ripeto: il Ministro è male informato.
E’ in errore anche
quando afferma che, visto la “lunga latenza” le patologie si manifestano in età
avanzata (abbiamo avuto decessi intorno ai 56/60 di età !) per cui ”il soggetto è assistito dal Servizio
Sanitario Nazionale e, pertanto, eventuali patologie non vengono notificate
alla sanità militare”. A questa Associazione risulta che il Servizio Sanitario
Nazionale abbia l’obbligo di DENUNCIARE all’Autorità Giudiziaria i casi di
patologie correlate all’amianto, specie quelle più gravi come il “mesotelioma”.
A tale proposito sarebbe stato sufficiente consultare il RENAM (Registro
Nazionale Mesoteliomi) che ogni regione ha l’obbligo di tenere aggiornato
proprio in base alle informazioni ricevute dal Servizio Sanitario Nazionale.
Anche il numero delle istanze presentate è assolutamente in difetto. Ma si
comprende: è bene sminuire il fenomeno anziché presentarlo nella sua piena
realtà. Sarebbe controproducente, specie per certi ambienti che hanno tutto
l’interesse a celare la “polvere sotto il tappeto”. E ancora, il Ministro è in
errore quando cita l’anno 1986
relativamente
ad una circolare emanata dal Ministero
della Sanità che vietava l’uso dell’amianto nelle scuole e negli ospedali.
Strano che, ancora oggi, le pavimentazioni degli ospedali siano di amianto
(LINOLEUM) e che, proprio nel 1986 la Direzione Generale di NAVALCOSTARMI
(Direzione Generale per la Costruzione delle Armi e degli Armamenti Navali,
oggi denominata NAVARM) emanasse una circolare agli Arsenali Militari dove si
ordinava di “non usare l’amianto blù (CROCIDOLITE - il più pericoloso) ma si
poteva continuare ad usare l’amianto bianco (CRISOTILO) fino ad esaurimento delle scorte”. All’epoca
solo l’Arsenale di La Spezia ne contava 18 tonnellate nei suoi magazzini !
E’ sorprendentemente in errore quando afferma
che, “dal 1992, tutte le unità navali sono state costruite e messe in servizio
con la certificazione –amianto free- da parte del cantiere costruttore”. Ciò
non corrisponde al vero e sappiamo, con assoluta certezza che, ancora nel 1995,
venivano firmati contratti di costruzione che prevedevano l’uso dell’amianto a
bordo. E’ ancora in errore quando afferma che “non esistono fonti di
contaminazione da amianto sulle Unità navali costruite dopo il 1992 e, quelle
costruite prima di tale data, sono state messe in sicurezza”. Allora quanto
affermava il Capo Ufficio Stampa dell’allora Capo di Stato Maggiore della
Marina, Capitano di Vascello (SM) Enrico PACIONI nel corso di un’intervista a
cura della giornalista Stefania DIVERTITO che senso ha?. Se ne riporta qui uno
stralcio:
Domanda della
giornalista Stefania Divertito:“Ci giunge notizia di numerose navi in esercizio o ferme in disarmo che
contengono ancora amianto: è possibile ipotizzare una bonifica..totale? …………………..
Risposta: “Dopo la legge per la messa al bando sono state emanate disposizioni per le bonifiche. Abbiamo mappato l'amianto presente, pianificato bonifiche, effettuato campagne di monitoraggio. I materiali contenenti amianto sono stati messi in sicurezza secondo le prescrizioni di legge. Le attività di bonifica proseguono secondo una programmazione effettuata sulla base delle disponibilità finanziarie. Ma il piano è tuttora nel pieno della sua fase esecutiva. A oggi sono stati spesi 31,5 milioni di euro che hanno permesso di rimuovere l'amianto completamente sul 29% e parzialmente sul 54% delle 148 navi contaminate. Ma se il minerale è ancora presente, è incapsulato e reso innocuo. Sulle navi in dismissione il nostro impegno è garantire l'assenza di situazioni di pericolo. La Marina è vicina ai suoi uomini e non tace.”
Risposta: “Dopo la legge per la messa al bando sono state emanate disposizioni per le bonifiche. Abbiamo mappato l'amianto presente, pianificato bonifiche, effettuato campagne di monitoraggio. I materiali contenenti amianto sono stati messi in sicurezza secondo le prescrizioni di legge. Le attività di bonifica proseguono secondo una programmazione effettuata sulla base delle disponibilità finanziarie. Ma il piano è tuttora nel pieno della sua fase esecutiva. A oggi sono stati spesi 31,5 milioni di euro che hanno permesso di rimuovere l'amianto completamente sul 29% e parzialmente sul 54% delle 148 navi contaminate. Ma se il minerale è ancora presente, è incapsulato e reso innocuo. Sulle navi in dismissione il nostro impegno è garantire l'assenza di situazioni di pericolo. La Marina è vicina ai suoi uomini e non tace.”
Tale intervista
risale al 14 dicembre 2012.
Si tenga conto che
Nave A. VESPUCCI (veliero nave scuola) che praticamente di amianto non ne aveva
(rispetto alle navi convenzionali), è stata “bonificata” nel corso di questo
anno e sono stati tolti quintali di amianto !
Quindi possiamo
affermare che il Ministro Pinotti è male informato oppure il Comandante
Pacioni, all’epoca, prese un “abbaglio”.
Per quanto concerne
le “CERTIFICAZIONI INAIL” di esposizione all’amianto emesse da detto istituto
per il Personale della Marina Militare, dichiaro, e me ne assumo la piena
responsabilità, che si tratta di una “commedia” montata ad arte al fine di NON
RICONOSCERE i famosi “benefici previdenziali per i
lavoratori esposti all’amianto in maniera ultradecennale” – Art. 47 e
successive modificazioni (tante) ad alcun Militare in congedo. E’ qui
necessario entrare nello specifico:
Al Militare
imbarcato (l’imbarco è sempre stato considerato “Lavoro Usurante”, se ne tenga
conto) venivano riconosciuti +2 anni ogni 5 effettivi d’imbarco (se Personale
di Macchina) oppure +1 anno ogni 3 effettivi d’imbarco (se personale di
coperta). Questi anni assegnati (detti anche “anni cumulativi d’imbarco”) ai
fini pensionistici per anzianità di servizio, furono fatti “pagare” al
Personale in servizio. Vale a dire gli assegnatari dovettero “riscattarli” versando
i relativi contributi di tasca propria. Con l’emanazione della legge 257/92 che
metteva al bando l’uso e la commercializzazione dell’amianto che venne
sistematicamente applicata al personale civile (vi furono moltissimi lavoratori
che, riconosciuti esposti all’amianto, andarono in quiescenza con dieci anni di
anticipo). Come succede in Italia, tali benefici vennero applicati anche a
coloro che di amianto non ne sapevano nulla e che non lo avevano mai visto.
Tant’è che vi fu un esposto alla Procura della Corte dei Conti di Genova (anno
2008) la quale, come primo provvedimento, mise sotto sequestro tutti gli
archivi INAIL della Liguria. Ma questa è un’altra storia. Ci si ricordò
dell’esistenza dei Militari (della Marina) solo nel 2005(tredici anni dopo)
quando SEGREDIFESA emanò una circolare, la n.1183 del 26-04-2005 che dettava i
modi di presentazione delle istanze che i Militari (in servizio) avrebbero
dovuto inoltrare alle sedi INAIL di residenza. Apriamo una parentesi: nel 2005
le CC.MM.OO. (Commissioni Mediche Ospedaliere dei Dipartimenti Militari di
Medicina Legale della Marina Militare) non avevano ancora “tabellato” le
patologie correlate all’amianto. Quindi, se un Militare si presentava a visita
medico/legale presso una C.M.O. perché sofferente di una delle citate
patologie, il verdetto della commissione era: NON CLASSIFICABILE ! E il
Militare se ne tornava a casa (a bordo) con le pive nel sacco ! Torniamo alle
“Certificazioni INAIL”. Segredifesa dava un tempo limite per la presentazione
delle istanze all’INAIL: 15 Giugno 2005. Quindi, due mesi dopo l’emanazione
della circolare 1183, scadeva il termine per la presentazione delle istanze. E
il personale in quiescenza? Nessuna comunicazione dal Ministero della Difesa !
Coloro che presentarono l’istanza all’INAIL (come lo scrivente) potè farlo solo
grazie al classico “passaparola”. Dobbiamo arrivare al 2013 prima che l’INAIL
si decida ad emanare le prime certificazioni di esposizione all’amianto. Perché,
nel frattempo, doveva concludersi la “commedia” o meglio, la trappola ordita a
danno dei Militari. Troppi, veramente troppi per essere risarciti tutti ! Così
l’INAIL, chiamata a fare la sua parte ma senza averne le DOVUTE conoscenze,
iniziò ad agitarsi e chiese aiuto a PERSOMIL, a PERSOCIV e a SEGREDIFESA,
l’artefice della commedia. E cosa diceva l’INAIL con la sua lettera prot. n.
0010467 del 02-12-2008? Queste testuali parole, tra le altre:
“Procedura questa (delle certificazioni…..nota dello
scrivente) che si presenta da subito alquanto complessa e difficoltosa, poiché
questo Istituto non possiede alcuna informazione specifica sui mestieri e sulle
attività svolte nei siti militari e nelle unità della marina militare,
diversamente dagli stabilimenti dell’industria privata, che sono stati sino ad
oggi oggetto di simili indagini” Firmata dal
Direttore Generale Mauro FANTI.
Quindi l’INAIL
ammette di NON SAPERE NULLA ma è chiamata a “CERTIFICARE” ! E allora interviene
in suo aiuto Segredifesa che, in una lettera datata 24-11-2009 a firma del
Generale C.A. Biagio ABRATE (che firma per il ministro) dice all’INAIL di
pianificare degli incontri con un “Gruppo Qualificato” di esperti del Ministero
Difesa (di ogni FF.AA. denominato Focal-Point) in modo da “organizzare” al
meglio la beffa a danno dei Militari. E questo avviene prontamente. La
Direzione Generale – Ufficio Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e
Prevenzione (CONTARP) dell’INAIL, in accordo con il Ministero della Difesa,
emana una “relazione tecnica”- N. rif. 241-14949 PAR in data 23-09-2013 con la
quale, in buona sostanza, si “sfoltiscono” le fila degli Esposti all’amianto
della Marina Militare. In che modo? L’INAIL, istruita a dovere dal Ministero
della Difesa, certificherà quale “possibile” Esposto all’amianto SOLO IL
PERSONALE di MACCHINA, vale a dire Meccanici, Motoristi, Elettricisti e TUTTI i
Sommergibilisti per un fatto puramente ambientale.
L’INAIL riceverà i
“Curriculum Lavorativi” rilasciati da PERSOMIL sui quali saranno riportate le
mansioni di colui che è l’intestatario del C.L. Secondo la dicitura della
mansione l’INAIL capirà se certificare o meno il soggetto quale “Esposto
all’amianto”
Tale vergognosa “procedura”
porterà al seguente paradosso:
-Personale di
“Coperta” (quindi NON certificabile) già riconosciuto “VITTIMA DEL DOVERE” con
tanto di attestato del Ministero della Difesa perché portatore di patologia
correlata all’esposizione all’amianto,
sarà certificato dall’INAIL come “NON ESPOSTO ALL’AMIANTO”.
E a coloro che
vengono certificati come “Esposto all’amianto” ? Per loro non andrà meglio. A
richiesta, da parte dell’interessato, dell’attribuzione dei “Benefici
Previdenziali per i Lavoratori Esposti all’amianto” il Ministero della Difesa
(oppure l’INPS per coloro andati in pensione dopo l’1-1-2010) risponderà che
“il periodo di esposizione all’amianto coincide con il periodo d’imbarco per il
quale sono già stati assegnati gli anni cumulativi d’imbarco e che, lo stesso
periodo, non può essere valutato due volte. E’ stato comunque operato il
conteggio più vantaggioso (2/5 per l’imbarco contro 1,25 per l’esposizione
all’amianto).
Quanto sopra
potrebbe avere un senso QUALORA IL PERSONALE DI BORDO FOSSE STATO MESSO A
CONOSCENZA DI ESSERE ESPOSTO ALL’AMIANTO !!!
Mi permetta di
ringraziarLa, a nome di tutta l’Associazione, per quanto sta facendo.
Distinti saluti,
A.F.E.A. Onlus
IL PRESIDENTE NAZIONALE
SERARCANGELI PIETRO